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Quella mattina Carolina si sveglia con un martello pneumatico in testa. Fatica a tenere gli occhi aperti, ma realizza comunque che non si trova in camera sua. Si gira nel letto e vede un tipo a torso nudo che dorme dandole le spalle. Adesso ricorda. Prende il cellulare: sono le 12:26, il treno per tornare a casa è partito tre ore prima.
Si alza e ad intuito trova la cucina. Si spinge come un bradipo fino al frigo alla ricerca di un po’ d’acqua fresca. Mentre si prepara un caffè accende la mini tv sopra al tavolo: ha ancora la testa ovattata e delle strane informazioni le rimbombano in testa. Parole come “quarantena”, “sicurezza”, “pandemia”… Non capisce.
Carolina sta cominciando ad elaborare le parole del conduttore, che parla di uno stop di tutte le attività e di tutti i mezzi di trasporto, quando dal corridoio le arriva una voce celestiale: “Non puoi capì che pezzo di fi…”. Il ragazzo entra in cucina soddisfatto e incrocia lo sguardo di Carolina.
I due si fissano senza parole. Lei è sul punto di…
Quella mattina Carolina si sveglia con un martello pneumatico in testa. Fatica a tenere gli occhi aperti, ma realizza comunque che non si trova in camera sua. Si gira nel letto e vede un tipo a torso nudo che dorme dandole le spalle. Adesso ricorda. Prende il cellulare: sono le 12:26, il treno per tornare a casa è partito tre ore prima.
Si alza e ad intuito trova la cucina. Si spinge come un bradipo fino al frigo alla ricerca di un po’ d’acqua fresca. Mentre si prepara un caffè accende la mini tv sopra al tavolo: ha ancora la testa ovattata e delle strane informazioni le rimbombano in testa. Parole come “quarantena”, “sicurezza”, “pandemia”… Non capisce.
Carolina sta cominciando ad elaborare le parole del conduttore, che parla di uno stop di tutte le attività e di tutti i mezzi di trasporto, quando dal corridoio le arriva una voce celestiale: “Non puoi capì che pezzo di fi…”. Il ragazzo entra in cucina soddisfatto e incrocia lo sguardo di Carolina.
I due si fissano senza parole. Lei è sul punto di…
Lei è sul punto di dire qualcosa. E’ interrotta da lui che, dopo aver abbassato il telefono, dice: “Oh scusa, non pensavo fossi qui…ancora”. Lei rimane in silenzio e poi replica ironica: “Te non cambi mai eh, il vizio di fare il figo con gli amici tuoi non l’hai perso”.
Carolina torna in camera da letto e raccoglie le sue cose. Mentre si allunga per prendere le scarpe finite sotto il letto trova un orecchino spaiato. Non appartiene a lei. E’ davvero sempre il solito. Poi sente un’imprecazione provenire dalla cucina.
Adesso lo sa anche lui, a quanto pare. Sono bloccati lì. Insieme. Chissà per quanto.
È prigione e liberazione al tempo stesso. In fondo non è ciò che ha sempre desiderato? Quante volte si era trovata a sognare che tra loro non fosse la solita “botta e via” dopo svariati cocktails… Questa non era forse l’occasione per guardarlo negli occhi senza fuggire via al mattino?
“Scusami per prima, mi sa che ieri sera ho esagerato… Mica mi ricordavo che eri tu! Ora però mi è venuto in mente quando sei arrivata, con quel tubino nero… Eri bellissima! Ma ora, senza trucco, spettinata e mezzo nuda, lo sei ancora di più… Mi sa che io e te dovremo passare un bel po’ di tempo insieme…
Un po’ di tempo insieme?!Tu non aspettavi me ieri sera ma la tipa che un po di tempo, non so quando ha perso il suo orecchino trovato sotto il tuo letto, mi sono illusa fossi cambiato. Tu non hai capito nulla di me,una botta e via non voglio questo io Ti amo ma Amo più me stessa per continuare a vivere un sogno ogni volta diventa incubo.
E che incubo … La vuoi finire di guardarmi in quel modo? Non possiamo andare avanti così: te l’ho già detto! E tu continui a pensare a quella là anche quando facciamo sesso.”
“Ecco dove era finito. Non avevo guardato bene ieri. Questo orecchino non è di nessuno, è mio.”
Carolina guardò in faccia Piero cercando di trovare un’espressione di serietà nel suo volto. Lei sa che lui non sempre è sincero e lo stava testando.
Diventa un incubo, quasi un’ossessione la paura di rimanere sola. Allora come un cucciolo randagio rubo amore e se mi accarezzi mi affeziono subito senza pensarci su. Così è successo con te, ragazzone simpatico.
Ti sei girato e mi hai sorretta, quando sono sono caduta sulle scale della Metro. Un sorriso, un volto solare e da lì è cominciato il nostro vederci a pizzichi. Oggi che ho deciso di volermi bene e lasciare le illusioni alle spalle sono costretta a vivere qui con te come una coppia……
Sono passati giorni e mentre ti vedo schiacciare le mosche sempre più nervosamente, studio un nuovo percorso più lontano da questa dimora per gettare la finta immondizia. Non ti sopporto più, eppure appena uscita dall’uscio desidero tornare tra le tue braccia, sembra follia!
Un uomo in strada mi rimprovera, sa quello che sto facendo, non mi sto dirigendo al mio deposito abituale. Lo riconosco è lo sconosciuto dirimpettaio. Lo vediamo dalla ns finestra passeggiare da una stanza all’altra per poi fermarsi alla scrivania. Le sue tende non sono tirate, ha tolto ogni ostacolo alla visione del cielo, così come le nostre. L’afa di ieri era insopportabile, l’ho visto scrivere dando le spalle alla finestra, la sua schiena era nuda. Ho chiuso la tenda per lasciargli la sua privacy, così mi dicevo, per poi ritrovarmi a riaprirla poco dopo…
Lei è sul punto di svenire, Emanuele il suo grande amore di gioventù è nudo davanti a lei. La lunga notte di passione non era bastata forse? Era sempre stato così fra loro. Adesso ce lo aveva davanti come una visione paradisiaca. Lui, il suo Dio di carne e passione e amore infinito che con due occhi verdi spalancati la guardava strabiliato e innamorato con quello sguardo di sempre che si era incrociato con il suo per la prima volta nel 1987.
“Sono Piero Maria Emanuele Conte di Arcumegina” così si era presentato a me, nell’estate del 1987. Io, con una risata incontrollata dovuta alla stravagante e insolita presentazione, gli risposi:
“Sono l’Arciduchessa Maria Carolina, ma le concedo di chiamarmi Carolina, soltanto per oggi!”.
Carolina ora ricorda tutto, ma proprio tutto e prima di rivolgere la parola a “lui” pensa a quanto sia banale e scontata la situazione che sta vivendo. Le sembra di essere la prevedibile protagonista di un film rosa che trasmette la5 tutti i pomeriggi dove accadono incontri improbabili dove gli attori belli e giovani dapprima sono increduli, poi incompatibili ed infine dopo una serie di equivoci e battibecchi si innamorano. ” La prima parte di questo film si è già avverata, ma ora ci penso io”. ” Buongiorno! Prima che tu apra bocca ti fermo subito: fammi un caffe che poi parliamo e ritorniamo alle nostre vite”. Pensa che nonostante tutto stava seguendo esattamente la trama di quei film e ne era turbata anzi incazzata. Lui zittito da quella fermezza, le rivolge uno sguardo a occhi stretti in attesa di pronunciare parole taglienti.
La lunga solitudine e laustero ritiro mi avevano messo indossouna vernice di pudore che spaventava i più galanti bellimbusti. Il difficile non era rifiutarli ma capire il perché di questa mia squallida decisione; così sciupavo il tempo che mi ero promessa di trascorrere in modo tanto gradevole la compagnia di qualcuno che avrebbe fatto la differenza. Ci riuscii facilmente notando la presenza di quel meraviglioso ragazzo che si presentava davanti ai miei occhi. Di colpo ero trascinata di passione, così feci quanto credevo necessario fare, non dosai più le dosi della mia scappata. Fu una mossa che mi tornò più utile di quanto avessi previsto.
E fu in quel momento quando lo guardai negli occhi, che qualcosa nel suo sguardo mi attirava verso di lui ed io all’improvviso misi da parte la mia timidezza, ed avvicinandomi a lui senza dire niente lo baciai.
Tutto intorno a me scomparve mentre ero nelle sue braccia. Mi sentivo come trasportata da un vento invisibile ,poco dopo staccandomi da lui mi resi conto che mi ero innamorata…..
Ma un istante dopo mi ero già ravveduta. Non era amore, quello, ma fame di prossimità, nostalgia di abbracci, voglia di naufragio. Come ogni volta che il tuo tempo e lo spazio che ti assegnano non ti somigliano. E vorresti solo fuggire. Ma non puoi. Serri i pugni dall’impotenza, stringi i denti e li senti stridere, come se masticassi l’orecchino che non ti appartiene. Ti siedi e aspetti. Immobile, come uno straccio buttato lì tra la biancheria da lavare. “Il mio regno per un’idea” , a cavallo della quale, saltare l’ostacolo e tornare libera, finalmente, scrollarsi di dosso una situazione e un brandello di storia che non sono miei . E l’idea, all’improvviso, si affaccia, prende forma, lentamente…
I due si fissano senza parole. Lei è sul punto di…dire quello che pensa. Grazie alla pandemia due anni sabatici. Chiusa a fare una maratona di sonno, una maratona di tutti i telefilm che mi piacciono e riguardare i film.
Posso provare a fare un orto anche se fino a questo momento ho dimostrato di non avere il pollice verde. Posso anche finire di scrivere i libri per mancanza di tempo.
Volevo fare tante cose ma il coraggio di cominciare, ritrovare quella sensazione, quella di prima, la trovavo lontano anni luce. Cercavo di non deprimermi ancora di più, avevo passato l’inferno e ne ero uscita, in malo modo e le cicatrici si vedevano fuori ma li sentivo dentro. Non ero solo tormentata, non possedevo la voglia di far nulla, cominciavo a avere scuse per tutto. Le passioni che mi portavo, sin da piccola, si erano assopiti, per non dire espropriati. Carpe diem, che era da sempre il mio motto, non era più la mia filosofia di vita, adesso tornava un proverbio siciliano che mio padre diceva da sempre”unni arrivi appizi a carni”. Non ero per niente una fan di mio padre, non lo ero mai stata, quel ragionare, di rimandare tutto a domani, non faceva un kaiser, aspettava e rimandava da sempre, per fortuna che c’era mia mamma che si sbracciava dalla mattina alla sera, poi non era contento di quell’andazzo e mia mamma tratteneva il respiro.
Ero diventata l’alter ego di mio padre, un suo substrato e volevo tornare alla vecchia me, non percepivo quella situazione come qualcosa di buono.
di sfiorarlo con una carezza,lui le ferma la mano e la porta alla bocca, baciandola teneramente,con un guizzo dirompente di erotismo strisciante.
Carolina avverte un lungo brivido alla schiena :
lui la prende in braccio e la riporta a letto.
Questa volta hanno il tempo di guardarsi negli occhi,! Quell”attimo in più che può segnarti per sempre il destino.
Lei fece l”amore con lui ,con la sua pelle,con i suoi capelli,con il colore dei suoi occhi,con i suoi vestiti sulla sedia, i suoi libri sulla scrivania,con il disordine sparpagliato della sua stanza e con il suo profumo di tabacco.
Il tempo,lo spazio, si erano improvvisamente riempiti del senso della vita e ogni cosa appariva vestita di una luce diversa.
Lui dormiva accanto a lei e sentiva la brezza del suo respiro sul collo.
Il mormorio di un sottofondo di voci incomprensibili provenienti dallo schermo del televisore sembra cullarla: inconsapevolmente presta attenzione.
Il mondo si è fermato! Prigioniero di un virus impazzito.
Il domani farà più paura,come un cecchino ad ogni angolo di strada.
Si stringe a lui e tira su la coperta, fino a coprire la testa di entrambi, vuole respirare quell’attimo eterno ! E sciogliere la paura…
Sì..si disse sottovoce…
la fata della speranza è sempre in cammino e non tarderà a venire.
Sbadigliare, uno di quegli sbadigli che ti trasformano in una scimmia urlatrice, e il brutto è che lo fa, con lui presente. L’ intruso sorride ed aggiunge al suo imbarazzo una frase del tipo – Dormito poco è! Lo so…- Cosa accidenti sa questo tipo,si chiede tra sé. Il fatto che fosse nel suo letto non prova nulla, nulla di ciò che lui sottintende con quel sorrisetto sornione, con quella faccia da gran fico, da prendere a schiaffi. Lo avrebbe fatto ma la macchinetta del caffè cominciò a brontolare e data la sua condizione aveva sicuramente la priorità su ogni altra azione, doveva prendere un caffè.
Lei è sul punto di mettersi a piangere. È vero che l’uomo che ha di fronte è davvero bello e lei non aveva mai neppure osato sognare di finire tra le braccia di uno simile, però… Era successo tutto di fretta… Si era lasciata andare come non le era mai successo. Lei, così precisa e compita, lei così seria e responsabile, lei che non si era mai lasciata attrarre dalla bellezza, lei che se non trovava una testa ben funzionante in un uomo neppure lo prendeva in considerazione ed invece… Non so come… Si era lasciata andare completamente alla libido, sulla sua razionalità aveva prevalso l’istinto. Intanto la caffettiera sbuffa, così si siede e di fronte a lei si siede anche lui, lei versa il caffè e sorseggiando si scambiano qualche informazione sulle loro vite, dopodiché si prepara in fretta e quarantena o no, pandemia o no, lei doveva andare via da lì per rientrare a casa sua, una figlia era ad attenderla.
Lei è sul punto di alzarsi, ma improvvisamente le gambe le cedono. Ritorna a sedersi stravaccata, si prende la testa tra le mani ed inizia a ridere, con una risata tra l’isterico e il divertito. Lei quel bel pezzo di manzo non se lo ricorda assolutamente. L’avevano fatto? “Ma che ne so!”- si risponde Carolina. Però che gran peccato non ricordare nulla. Ora si ritrova a casa di questo perfetto sconosciuto, con il telegiornale che parla di una pandemia in atto, insomma senza alcuna possibilità di scappare. Ma poi scappare per andare dove? Blocco dei mezzi di trasporto fino a data imprecisata, mentre l’alternativa è di conoscere meglio questi occhi blu che ammiccano dietro un sorrisetto sornione. “Eh sì…io qui sono è qui resto”- la decisione di Carolina. Lei che di solito è tanto restia a fare nuove amicizie ora e invece ipnotizzata da questo ragazzo. Toglie così la morsa delle dita intorno alla testa, incrocia le braccia a mo’ di sfida e chiede: “Beh, chi cavolo sei ed io che ci faccio qui?”. .. continua…
Lei è sul punto di….RIflette qualche secondo,lo guarda e arrossendo gli dice:
” Che nottata.”
Luca la guarda sorridendo e con la mano le accarezza una guancia,la stringe a sé e la bacia sul collo,sulla fronte,sul naso,le mordicchia le labbra mentre Carolina si sente accampare di desiderio.
” Hey ragazza,che ne dici,un caffè bollente, un succo d’arancia fresco,un toast prosciutto e formaggio,una bella doccia e riprendiamo il discorso?”
Riservate entrambi.
Si erano conosciuti la sera a una delle tante feste che il fratello di Luca amava fare,perché amava essere circondato da gente che si diverte,chiacchiera,ride mangia e balla.
Luca era più introverso,riservato ma quando i suoi occhi videro quelli di Carolina, si avvicinò come se una forza sconosciuta,nuova, mai provata prima d’allora,lo avvicinarsi a lei.
tirargli il contenuto della tazzina addosso, ma immediatamente il suo sguardo si posa sul suo torso nudo; in effetti addosso ha solo degli shorts grigi, e un paio di infradito. Una volta ritornata alla realtà, dopo aver scosso la testa, gli chiede: “Quindi, con chi eri al telefono?”, lui diventa immediatamente paonazzo, e comincia a farfugliare parole senza senso. Dopo secondi, che sembrarono interminabili, lei lo interrompe, dicendo semplicemente: “Comunque… non sei tanto male neanche tu”, distogliendo subito lo sguardo, che, inevitabilmente, ritorna sulla tv accesa: “Cos’è questa storia della quarantena?”, gli chiede lei, con tono ansioso. “Ehm, non hai sentito? Evidentemente no, se me lo stai chiedendo certo”, balbetta nervoso. “Tutta la città, anzi tutto il paese è come… “bloccato”. Non si puo’ uscire, se non per cose strettamente necessarie. Faranno dei controlli, quindi queste sono regole che andranno rispettate per forza. Dovremo rimanere chiusi in casa per un po.” L’incarnato di Carolina all’udire quelle parole, subito si impalladisce, mentre mille pensieri fanno avanti e indietro nella sua testa, dopo poco pero’ esclama : ” E quindi IO, dovrei rimanere qua bloccata con TE?? Non è possibile, non possiamo, non posso! Devo chiamare subito mia madre”. E se ne va nell’altra stanza.